Giustizia o eccesso? Il TAR Lazio sfida il tempo nelle revocazioni edilizie

Nel panorama normativo dell'edilizia, caratterizzato da regolamentazioni sempre più stringenti, la revoca dei permessi di costruire a molti anni di distanza dalla loro emissione ha generato numerose controversie.

Un episodio di revoca verificatosi dopo oltre vent’anni ha messo in luce interrogativi fondamentali sul giusto equilibrio tra il ripristino della conformità legale e il rispetto dei termini previsti dalla normativa. La decisione numero 378/2024 del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha chiarito questi dubbi, stabilendo i limiti entro cui l’amministrazione può esercitare il proprio potere di autotutela.

Questo caso solleva riflessioni profonde sulle basi delle decisioni amministrative e il loro impatto sull’ambito edilizio, enfatizzando la delicatezza della pratica di annullare titoli abilitativi come i permessi di costruire, specialmente quando ciò avviene a notevole distanza temporale dall’emissione. Secondo l’articolo 21 novies della legge 241/1990, l’annullamento d’ufficio di atti amministrativi illegittimi dovrebbe essere effettuato entro un “termine ragionevole”, non oltre dodici mesi, esclusi casi particolari legati a vantaggi economici o a false rappresentazioni.

Nonostante questa previsione, la sentenza del TAR del Lazio evidenzia situazioni in cui l’intervento dell’amministrazione si è protratto ben oltre questo periodo, sollevando dubbi sulla corretta interpretazione delle norme. Nel caso specifico trattato dal TAR, si discuteva dell’annullamento di permessi di costruire rilasciati negli anni ’90 e nei primi anni 2000, senza la necessaria autorizzazione paesaggistica, dimostrando come decisioni tardive possano sollevare questioni legali complesse.

La risposta del TAR alle argomentazioni del privato, che contestava sia l’assenza di autorizzazione paesaggistica sia il ritardo nell’esercizio dell’annullamento, riflette un’esigenza di bilanciamento tra l’interesse pubblico al ripristino della legalità e la protezione dei diritti individuali. La sentenza sottolinea che qualsiasi decisione di annullamento che non rispetti i termini legali o che non consideri alternative meno invasive può essere considerata illegittima.

In conclusione, il verdetto del TAR del Lazio si pone come un punto di riferimento nell’interpretazione del potere di autotutela dell’amministrazione, richiamando l’attenzione sull’importanza di agire entro termini ragionevoli e valutare accuratamente gli interessi in gioco. Questo principio potrebbe orientare future pratiche amministrative verso un atteggiamento più prudente e rispettoso dei diritti dei cittadini, consolidando il principio di certezza giuridica nel settore dell’edilizia.

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